Il Museo civico Antonio Collisani di Petralia Sottana, situato in un ex carcere del ‘400, prende nome dall’archeologo dilettante che, con passione e ostinazione, a soli 25 anni riuscì a scoprire nel costone roccioso sotto Petralia una grotta segreta della cui esistenza in paese si parlava da sempre, come di un misterioso covo e nascondiglio di briganti, ma che nessuno sapeva dove fosse.
Con una determinazione da Indiana Jones, Collisani riuscì a smuovere le montagne, letteralmente, e alla fine fu premiato nell’estate del 1936, quando individuò l’imbocco della cosiddetta “grotta del Vecchiuzzo”: una caverna preistorica lunga un centinaio di metri e larga fino a 5, al cui interno furono ritrovati numerosi reperti preistorici, come utensili in osso e corno, ma soprattutto ceramiche di grande interesse, per le quali è stato coniato il termine “stile di Petralìa” (oggi sono conservate al Museo Archeologico regionale Salinas di Palermo e al museo Collisani di Petralia Sottana).
Proprio il gran numero di ceramiche ha fatto supporre ad alcuni studiosi che si trattasse di una grotta sacra destinata a riti iniziatici, ad altri che fosse una fabbrica, mentre altri ritengono semplicemente che vi abitassero diverse famiglie. Contagiato dalla febbre dell’archeologia, Collisani per tutta la vita collezionò reperti antichi e aprì anche una galleria d’arte a Palermo.